Firma la petizione!

Firma la petizione - subscribe at - http://goo.gl/BFjLxD
Vuoi aiutarci con un po' di volontariato sul territorio o una piccola donazione? Scrivi a disegnodilegge405@gmail.com per saperne di più clicca VUOI AIUTARCI?

lunedì 31 marzo 2014

Franco: gli fu tranciato di netto il piccolo pene.

Franco, medico psichiatra, ci segnala questa brutta storia, scritta di suo pugno, su una persona ricoverata in psichiatria una decina di anni fa:

Nacque con i genitali esterni di maschio e di femmina, tutto insieme, maschio e femmina lo voleva Dio, la natura, ma non gli uomini, ed i suoi genitori dovettero scegliere che cosa dovesse diventare, e scelsero femmina.
Fu operato, quell’essere, ermafrodita vero o falso, gli fu tranciato di netto il piccolo pene, e rimase solo con i genitali esterni femminili.

Crebbe come femmina, fu educata , vestita da femmina, frequentava le amiche, andava in chiesa, tutto al femminile.

Divenne una bellissima ragazza, alta e bionda, e tutti potevano ammirare la sua bellezza. Una bella donna, nel corpo, ma maschio nella testa, maschio nella mente. Crebbe senza una precisa consapevolezza, si atteggiava a femmina perché cosi era la sua biologia esterna, perché un dì qualcuno fu costretto a fare una scelta per lei, qualcuno che desse una identità di genere a questo essere a cui la natura aveva dato i genitali esterni di ambedue i sessi.

Si poteva lasciarlo cosi ambiguo? si poteva aspettare che crescesse e decidesse lui stesso cosa fare e cosa diventare?

a lui/lei la scelta definitiva?

Crebbe da femmina, le sue amiche si fidanzavano, si sposavano, ma lei no. Senza un fidanzato, infine restò sola, senza amiche, e senza amici.

Odiò la madre che l’aveva reso femmina, e odiava il petto grosso che si fasciava fortemente con un panno, sino a farlo scomparire, si tagliò i capelli cortissimi, portava solo jeans e pantaloni larghi, parlava così, con il linguaggio del corpo, lui che non parlava con le parole, si vergognava tantissimo , se ne stava a letto e girava le spalle, scherzo della natura, massa ibrida, sfida all’identità, alle regole, diverso dai normali, diverso dai diversi, esso stesso si avvertiva come un essere schifoso, in colpa, ormai stressato, depresso, infine relegato a casa, rifiuto della società , oltre che della famiglia, ermafroditismo vero o falso?

Compiuti i 20 anni era rimasta sola, non era argomento affrontabile a casa, non poteva esordire dicendo: "Avete sbagliato tutto, io non sono una femmina, io sono un maschio". Orrore.!
Non era cosa che si potesse discutere a Gela, ormai era una mente maschile in un corpo femminile, si poteva pensare a rioperarlo per dargli un corpo da maschio, per dargli una dignità, una vita possibile, oggi si può, oggi si seguirebbe questa strada, negli ultimi anni l’opinione pubblica si è abituata a sentire tante cose strane o strambe, tante cose originali, ma allora, allora non avevamo ancora un governatore gay, non era di moda il transgender, non c’era l’unione europea a scrivere regolamenti per i diversi, non c’era un gay-pride, l’orgoglio gay, no.
Era troppo presto, cosi si viveva nella vergogna e nel silenzio, una tragedia si consumava in solitudine e senza parole, lo stupore, la vergogna superavano tutto.

Fu ricoverata in un reparto psichiatrico, per calmarla, per sedarla, per farle accettare una identità non sua. Fu ricoverata fra i pazzi, fu trattata da pazza, e si suicidò.
La trovarono schiacciata sul pavimento alle sei del mattino, precipitata dalla terrazza dell’ospedale, muta, epilogo triste di una impossibile vita
 (Franco Lauria, medico chirurgo, specialista in psichiatra).

L'ironia della sorte vuole che proprio a Gela, pochi mesi fa, in un caso analogo i medici si chiedesserò con tanto di risonanza mediatica se operare o no un altro neonato nato con genitali atipico, per dargli un sesso definito. Non sappiamo come è andata a finire questa storia e spero tanto questo pezzo possa arrivare a sensibilizzare tanti genitori che si trovano a dover ascoltare suggerimenti di medici che non sempre sono sufficientemente preparati.

Un corpo intersex va rispettato. I bambini hanno il diritto di poter scegliere, di poter sviluppare la propria identità di genere, di potersi definire maschi, femmine o altro.

Violare un corpo neonato con un bisturi produce solo sofferenza. Per questo chiediamo il divieto di chirurgie genitali su neonati intersessuali.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD 

Laura: siamo creme fatte di latte e uova

Ieri, a Cascina, durante l'incontro, un amico ha raccontato che i generi censiti sarebbero trentacinque.
Io, che sono io, e che quindi non dovrei, sono rimasta un po' sgomenta, e quando è stato il mio momento ho detto che il maschile e il femminile esistono, perché sostenere che non esistono uomini maschi e donne femmine a me pare davvero un esercizio acrobatico e poco convincente, se non per un piccolo club di fini pensatori.
Ciò che io amo di più nello scambio con gli altri è passare un messaggio che sia compreso a chi è diverso da me, molto diverso da me, perché accorcia le distanze tra noi, e questo mi rende sempre felice.
Così ho detto che il maschile e il femminile esistono ma, anche, che siamo tutti per genesi l'incontro di maschile e femminile (veniamo tutti al mondo da un maschio e una femmina, almeno per ora) e che dunque è impossibile che il "prodotto" umano sia privo di una di queste due componenti.
Non so come, mi è venuta in mente e immediatamente ho proposto, senza filtri, l'esempio di una crema i cui ingredienti base siano latte e uova; mescolando, portando a bollore e scodellando, avremo qualcosa che conterrà latte e uova, forse saprà più di latte, o più di uova, forse "ci sembrerà" che sappia solo di latte o che sappia solo di uova, ma non sarà possibile che non ci siano entrambi gli ingredienti della ricetta.
E quindi, ho aggiunto, i generi non sono trentacinque ma trentacinque milioni o trentacinque miliardi, e nascono dal miscelarsi di due ingredienti di base.
Questa cosa, se la dico a un pubblico in cui ci sono solo persone trans o queer o quelle altre sigle lì che non conosco bene tutte nel dettaglio, provoca sicuramente qualche "mmh" e qualche "sì però"; quelle persone "normali" (come chiunque è normale ma anche non lo è) hanno invece semplicemente pensato che fosse il caso di condividere unanimemente.
Mi ha fatto un immenso piacere, che abbiano condiviso con entusiasmo, perché il significato che ho attribuito va un po' oltre la vanità di sentirsi rivolgere un applauso (che pure mi seduce, confesso), e giunge sino a riconoscere che siamo il frutto - tutti - di una sola ricetta originale che comprende molti ingredienti e - quanto al genere - due di base che si possono variamente comporre ed esaltare, rispettando sempre il principio che entrambi sono necessari.
Mi ha fatto piacere perché è stato semplice spiegare che in fondo è un po' come se io avessi rivisto la mia coppettina di crema rimettendola sul fuoco, aggiungendo un po' di latte perché per me sapeva un po' troppo di uova, e che ora ci sono ancora le uova, ma l'impressione è che io sia una crema di latte.
Mi ha fatto piacere non tanto perché io così posso dire di essere uguale a loro, ma perché loro possono dire di essere uguali a me, e smettere di aver paura di sapere anche un po' di latte o di uova, e che quando qualcosa non incontra i nostri desideri, possiamo cambiarla.
Mi ha fatto piacere, infine, perché amo pensare alla logica dell'inclusione e non dell'esclusione, e che non siamo tutti maschi "o" femmine, ma maschi "e" femmine, fuori da logiche binarie.
Ché i binari van bene solo per far marciare i treni, e le etichette sul collo dei maglioni (Laura, attrice della compagni a Atopos).
 Noi siamo persone, per fortuna.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

venerdì 28 marzo 2014

Bernardina: la mia libertà finisce dove inizia la tua

Dai commenti alla petizione:
La libertà è il Valore sul quale, a mio avviso, si basa la nostra esistenza; la mia libertà finisce laddove inizia quella di un'altra persona, la quale ha il sacrosanto diritto di esercitare tale libertà ma di vedere riconosciuta la propria dignità, QUALUNQUE siano le sue scelte di vita..il rispetto di questo assioma è imprescindibile per una esistenza degna di essere definita civile (Bernardina).

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

Leonardo: perché sul documento c'è una F

ci scrive Leonardo:

Mi chiamo Leonardo e sono un ragazzo transessuale di 30 anni.Ero proprietario di un bar, ma l'ho chiuso ad agosto del 2013 a causa della crisi e ingenuamente pensavo sarebbe stato facile trovare un lavoro con la mia esperienza e le mie credenziali ma non è stato così! Ad ogni colloquio i datori di lavoro rimanevano estasiati dal mio curriculum,ma nel momento in cui, per onestà e costrizione, dichiaravo che i miei dati anagrafici non corrispondevano al mio aspetto, la risposta era sempre la stessa cantilena "le faremo sapere". Ora sono 6 mesi che non lavoro e nonostante la crisi avrei trovato un posto..
il direttore è a conoscenza della mia situazione e non ha fatto problemi, ma il problema c'è.. quest'azienda assume solo uomini come magazzinieri ed io su carta non lo sono ancora.. per quanto possa venirmi incontro il direttore della filiale, nel momento in cui provasse ad assumermi, la direzione generale respingerebbe la mia candidatura al posto di magazziniere perché sul documento c'è una F!! Avevo pensato di partire e andare all'estero ma poi?? Ho la barba, il vocione da uomo, l'aspetto di un uomo ma c'è scritto che non lo sono, quindi avrei gli stessi problemi che ho qui in Italia, anzi forse ne avrei di più ! All'aeroporto ,in un qualsiasi ufficio,stando sempre a spiegare,qui invece nonostante tutto vivendo in un piccolo paese posso ritenermi abbastanza fortunato...vado in banca ,vado alla posta,vado in comune e fortunatamente nessuno mi chiede nulla!Ma ieri sera di rientro a casa vengo fermato dai carabinieri, non della mia zona, e mi è stato intimato di portarmi in caserma in quanto andassi in giro con una patente rubata,e li ho dovuto dare spiegazioni su di me.. avrei preferito essere portato in caserma piuttosto che sentirmi come fossi un minorato! Ero da multa, avevo eseguito un sorpasso dove non avrei dovuto, andavo oltre il limite di velocità, non avevo la cinta.. ma dopo aver spiegato per quale motivo i miei dati non coincidevano col mio aspetto mia hanno dato una pacca sulla spalla e mi hanno mandato a casa! (Leonardo)


 Ovviamente nessuno può rifiutare un lavoratore in base al sesso.. non può ma può decidere che non sei idoneo. Puoi fargli causa, sta a loro dimostrare che il motivo della non assunzione è un altro. Ne vale la pena? Soldi spesi per una causa verso un'azienda che, anche dovessi vincere, potrebbe benissimo farti passare un periodo di prova insostenibile, mobbing e licenziamento alla prima scusa buona. Conviene?
All'estero, in alcuni paesi, gli italiani transessuali vengono accolti come persone che hanno diritto all'identità che desiderano, a Leonardo basterebbe firmare qualche modulo e avrebbe i documenti corretti. Ma nemmeno questo è facile. Servono soldi per migrare.

Leonardo è stato fortunato con i carabilieri che lo hanno fermato. Molte altre persone transessuali ci finiscono in caserma. Molte persone transessuali vengono prese in giro dalle pattuglie. Nei rapporti di potere siamo sempre svantaggiate e, spesso, il motivo è quel documento che, nel caso di Leonardo, porta su scritta una F.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD





That's an old photo.

Chi ci ripaga il tempo perso per spiegare di chi è quella foto sui nostri documenti? Chi ci ripaga delle umiliazioni per i continui outing che subiamo? Chi ci risarcisce per le difficoltà nel trovare lavoro o casa in affitto? Chi ci risarcisce per il mobbing di colleghi e superiori quando non riescono a licenziarci?




Quel che è perso è perso. 
Ma possiamo pretendere un cambiamento.



Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

giovedì 27 marzo 2014

Gianluca: una società accogliente produrrà persone in armonia

Io penso che questo disegno di legge vada così avanti che approvandolo sorpasserebbe a sinistra altri percorsi fermi al palo. Pensateci: potrebbero esserci matrimoni ex etero divenuti omosessuali nei quali un coniuge è trans mentre ancora due "semplici" omosessuali non hanno il diritto di sposarsi. Bene io sto dalla parte di questo disegno, dalla parte dei diritti LGBT, dei matrimoni omosessuali, del concetto preziosissimo secondo il quale non è un organo genitale sufficiente a stabilire il genere di una persona.  
Io sono per togliere tutti gli ostacoli che impediscono ad un essere umano di vivere secondo la propria natura che è spesso imprevedibile ed imperscrutabile dunque refrattaria a leggi omologanti. 
Grazie ad Atopos [NDR - compagnia teatrale]ho potuto conoscere tante storie di persone in transizione e ciò che mi ha addolorato finora maggiormente - badate bene non è pietismo del quale le persone trans non sanno giustamente che farsene - è il pensiero che un essere umano per essere coerente alla propria natura debba compiere su se stesso un atto brutale come la sterilizzazione. Le pratiche di sterilizzazione barbare che ancora in qualche parte del mondo si verificano sono combattute in nome dei diritti universali degli uomini e delle donne. Che perversione è quella attuale di imporre una sterilizzazione alle persone trans? 
Dunque plauso a questo disegno, che a mio avviso va solo integrato includendo altri diritti che liberino gli individui consentendo di unirsi e procrearsi come sentono di volere fare. Sarà il tempo e la realtà a dimostrare che i figli di questi amori cresceranno sereni o "incasinati" tanto quanto gli altri. Io penso che cresceranno più liberi perché noi ci comportiamo in risposta all'ambiente in cui cresciamo. Una società liberticida produrrà persone in lotta con le costrizioni interiori ed esteriori, una società accogliente produrrà persone in armonia, questo non stento a crederlo. (Gianluca)

mercoledì 26 marzo 2014

Giuseppe: sono un prodotto del caso.

Dai commenti alla petizione:

Natura e caso mi hanno fatto eterosessuale; non per questo penso sia giusto o civile che una persona possa essere discriminata per il proprio orientamento sessuale o per il colore della pelle, o per le idee, o quant'altro lo ponga al di fuori del modello "normale" (Giuseppe).



 Giuseppe è figlio del caso. Possiamo discriminarlo per questo?
 

Scopri il DDL405, per il rispetto dei diritti delle persone transessuali e intersessuali

Cosa contiene, in breve, questo disegno di legge?

Premessa:


  •  Il diritto all'identità sessuale (l'identità sessuale è un concetto più ampio che include l'identità di genere) è garantito dagli articoli 2 e 32 della costituzione Italiana e dagli articoli 8 e 14 della Convenzione europea per i diritti umani. 
  • Il “Disturbo di identità di genere” (DIG), che indicava la condizione delle persone transgender e transessuali è stato sostituito, nel DSM V (manuale diagnostico dei disturbi mentali) dal termine “Disforia di genere”, che non indica più un disturbo ma che descrive lo stress emotivo causato da ‘una marcata incongruenza tra il genere sessuale vissuto/espresso e quello con cui si è nati’. Secondo il DSM V, in pratica, quella trans* è una condizione che provoca un disagio risolvibile solo modificando il proprio genere. Lo psichiatra o psicologo non fa alcuna diagnosi, ma certifica la presenza di questa condizione.
  • La 164/82, è imprecisa. Ad oggi, l’interpretazione giurisprudenziale data a tale legge, stabilisce che la rettificazione dell’attribuzione di sesso sia autorizzata dal giudice in seguito a trattamento medico-chirurgico di modificazione dei caratteri sessuali primari, anch’esso autorizzato mediante decisione del tribunale (finché non si pronuncerà la cassazione le sentenze che hanno consentito il cambio anagrafico senza intervento non fanno giurisprudenza, cioè il giudice può non prenderle in considerazione).
La persona transessuale si trova spesso viene forzata dalla necessità di «regolarizzare» una situazione intermedia nella quale è soggetta a stigmatizzazione sociale, discriminazione, privazione dei diritti fondamentali, tra cui il diritto alla riservatezza dei dati personali sensibili, quali quelli relativi alla salute e alla vita sessuale.


La proposta di legge:

  • Sparisce il tribunale dal percorso di transizione, con un netto risparmio in termini economici, di tempo, di uso della pubblica amministrazione. Nessuno è chiamato a giudicare. La procedura di modificazione dell’attribuzione di sesso e del nome di nascita andrà presentata al prefetto, che in 30 giorni dispone il cambio. Sarà possibile cambiare nome e sesso o anche solo il nome. Occorre solo la relazione di disforia di genere per richiedere il cambio anagrafico. Il cambio anagrafico viene richiesto quando il diretto interessato lo desidera, non quando lo concede il giudice (situazione attuale).
  •  Resta il ricorso al tribunale per i minori che, non essendo maggiorenni, possono comunque usare questa via per accedere al percorso, al cambio anagrafico e all'operazione. Sarà possibile ricorrere ad un tutore speciale in caso i genitori si oppongano alla volontà del minore.
  • È specificato che, in caso di disforia di genere, l'asportazione di organi sani (apparato genitale) non rientra tra le mutilazioni, ma un normale procedimento di tutela della salute della persona. Non è più necessario ricorrere al giudice per l'autorizzazione all'intervento.
  • Il matrimonio non può più essere sciolto automaticamente ma segue la normale procedura di separazione/divorzio.
  •  È vietato qualsiasi intervento chirurgico cosmetico, di riattribuzione forzata del sesso, sui bambini nati con genitali atipici (intersessuali).
  •  Tutte le procedure e i trattamenti sono gratuiti
  •  È attivato un programma di sensibilizzazione riguardo la transessualità per il personale sanitario.



NB:
Con ordinanza n. 14329/2013, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la legge n. 164 del 1982 sia sospetta di illegittimità costituzionale nella parte in cui prevedrebbe lo scioglimento automatico del matrimonio in caso di mutamento di sesso di uno dei coniugi. Il “divorzio imposto” ai coniugi contro la loro volontà configura «una compressione del tutto sproporzionata dei diritti della persona legati alla sfera relazionale intersoggettiva». «le scelte appartenenti alla sfera emotiva ed affettiva costituiscono il fondamento dell’autodeterminazione» (Articolo29).

Viola: per non far calpestare la nostra dignità

Ci scrive Viola:
Prima del fatidico istante in cui dovrai esibire il tuo documento, speri che dopo averlo visto continuino a chiamarti Signora.
A volte trovi persone aperte ed empatiche, le quali capiscono di avere davanti a se una donna nonostante i documenti dicano altro, quindi non cambiano il loro modo di porsi.

Del resto, quando ti trovi davanti una persona con i capelli lunghi, che porta il trucco e indossa abiti femminili, avendo fatto la terapia ormonale è così anche il suo corpo, non ci sono ragionevoli motivi per avere dubbi riguardo il genere cui appartiene.
Ma purtroppo parecchie persone non sono dello stesso avviso, dato che dopo aver visto i tuoi documenti iniziano a chiamarti al maschile.
Chiedere documenti che ci rappresentino, non è un vezzo capriccioso... negarci questo diritto equivale a calpestare la nostra dignità (Viola).
 I documenti sono ufficiali. I documenti legittimano. Quando mostriamo i nostri documenti, quando sottoscriviamo un modulo, questi legittimano chi ci è di fronte ad usare i pronomi sbagliati, a trattarci in modo diverso. 

I documenti corretti, come dice Viola, non sono un vezzo ma una necessità, un pezzo di carta che ci dà dignità, che legittima la nostra condizione, che fa capire a quella persona che ispeziona i nostri documenti che lo stato è con noi e ci protegge.Anche qualora questa persona pensasse di aver davanti una persona transessuale, dar sfogo alla propria transfobia sarebbe più difficile.

Condividete la vostra storia  e i vostri pensieri con noi all'inidirizzo: disegnodilegge405@gmail.com

i compagni di provita illustrano il caso Reimer


Provita, associazione che intende promuovere i valori della Vita, dal concepimento fino alla morte naturale, e della Famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna oggi è dalla nostra parte, anche se forse solo perché ha preso l'esempio sbagliato!

david_reimer_video


Nell'articolo "il suicidio di quel bambino che qualcuno volle fare femmina" leggiamo:

Quando si parla di suicidi si pensa subito a casi estremi, quasi a voler allontanare da sé non tanto le motivazioni ma anche le responsabilità sociali di tali atti.
La storia di Bruce, che divenne Brenda e poi David, dà la miglior risposta possibile all’annosa discussione sul rapporto natura - cultura.
[..] Le percentuali di suicidi tra le persone che, per scelta o per disgrazia, si sono trovate a “cambiare sesso” sono altissime [NDR - come sottolineato da qualsiasi studio sull'argomento sono altissime a causa dello stigma sociale e della transfobia].
 [..] Per un madornale errore in un banale intervento di circoncisione, uno di due gemelli, Bruce, venne bruciato il pene. Occasione troppo ghiotta per il Dottor John Money che convinse i genitori a sottoporre il figlio ad un’operazione chirurgica per rimodellargli una vagina, vestirlo da bambina, trattarlo da tale e cambiargli nome in Brenda. E così disgraziatamente fecero.
Bruce/Brenda, troppo piccolo per comprendere razionalmente cosa stava accadendo, mantenne atteggiamenti maschili, rubava i vestiti da maschietto al gemello ed insistendo per fare la pipì in piedi [NDR - L'identità di genere di Bruce era palesemente maschile]. Lunghi periodi di depressione, i consigli nefasti del Dott. Money, una vita di frustrazione ed istinti violenti.
[..] Ormai divenuto grande, Bruce/Brenda venne a sapere dal padre la genesi del suo problema [NDR - la riattribuzione chirurgica del sesso contro la sua volontà]: lui reagì cambiando nuovamente nome –in David- sottoponendosi a cure ormonali, due operazioni ricostruttive del pene, ingrassando per nascondere il seno. Iniziando a frequentare donne.
Tutto inutile: una vita ormai distrutta, un’esistenza violata [NDR - come vi sentireste sapendo, da grandi, che vi hanno plagiato i genitali e fatto vivere nella menzogna, fino a quel giorno?].

Ecco un esempio di una morte procurata, voluta, fortemente innescata da una società che ha perso il segno, ogni forma di possibile limite. Una società che oscilla pericolosamente dal nichilismo alla volontà di sostituirsi alla natura.

Money, il medico che sosteneva l'identità di genere fosse plasmabile con l'educazione (un po' come chi sostiene oggi che omosessualità e transessualità siano correggibili con l'educazione..), è il capostipite della teoria per cui, dando un sesso definito a quei neonati che nascono con genitali atipici, ed educandoli come questo non fosse mai accaduto, il bambino non avrà alcun problema. Purtroppo, come dimostra il caso Reimer, l'identità di genere è innata, ognuno ha la sua e non dipende dal corpo in cui abita. Come non è possibile correggere con l'educazione un neonato cui è stata sbagliata la circoncisione, non è possibile correggere l'identità di una persona transessuale e nemmeno di un neonato intersessuale.

Purtroppo, ancora oggi, ai genitori di bambini nati con genitali atipici viene consigliato dai medici di intervenire chirurgicamente, più volte perché i bambini crescono e gli organi artefatti dal bisturi hanno bisogno di continui ritocchi, e con ormoni, tenendo il bambino all'oscuro di tutto. Facendolo crescere nella paura (vi invito a guardare il breve documentario a fondo pagina.

Oggi tutte le associazioni intersessuali del mondo chiedono il divieto di mutilazioni genitali sui neonati, i quali hanno in diritto di determinare a quale sesso appartenere, quando la loro identità di genere sarà manifesta). 




Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD 



martedì 25 marzo 2014

padre e figlio

Dai commenti alla petizione:

 


Perché sono anche io un ragazzo FtM
che ancora deve affrontare tutte le 
questioni burocratiche
(Vala, figlio di Paolo).








perchè mio figlio è un FtM ma non solo
per questo motivo, il motivo principale
è che le persone che si trovano in una
condizione di debolezza devono essere
aiutate. Cerchiamo di essere umani,
non carnefici! (Paolo, padre di Vala)





 Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

Irene: Mia nonna diceva "Bisogna sempre pensare alle conseguenze"


Sono entusiasta delle possibilità che si aprirebbe a livello sociale!
Mia nonna lo diceva: "Bisogna sempre pensare alle conseguenze".
Vivremmo in uno Stato che riconosce Donne anche coloro che "detengono" il fallo, e Uomini anche coloro che "detengono" la vagina.
Niente male!
Soprattutto in considerazione del fatto che, fino ad ora, avere tra le gambe un fallo o una vagina sancisce delle differenze concrete non solo in termini fisici ma (e soprattutto diciamocelo) in termini sociali!
Sono una Donna, nata femmina, cresciuta "incasinata" come tutti, e che oggi si riconosce come Donna... ampia.
Così ampia da comprendere anche quella parte "maschia" presente in tutti gli esseri umani al di là degli organi genitali. Mi convinco ogni giorno di più della bellezza del pensiero prodotto da Mario Mieli per cui: un principio di transgenderismo è presente in ognuno di noi.
Le persone transessuali e transgender incarnano, rendono visibile, vivono in modo evidente questa magnifica (e contemporaneamente complicata) condizione che ci riguarda tutti, in percentuali diverse.
Se, grazie anche a un DDL come questo, si potesse togliere agli uomini la "proprietà privata" del fallo, e alle donne la "proprietà privata" della vagina, gli organi genitali riacquisterebbero la loro naturale funzione... di liberare il corpo da sostanze in esubero e di produrre piacere condiviso, o solitario! Non verrebbero caricati di altri valori, culturali e sociali che non devono avere, perché portano a conseguenze ingiuste sia per gli uomini che per le donne, che per le persone trans!
Un essere umano è fatto da tante cose oltre ai genitali, che anche di fronte a grosse cifre in termini di centimetri, ricoprono una percentuale di corpo irrisoria rispetto a cuore, cervello, sangue che pulsa, lunghezza di coscia ecc.ecc... o no?
Per quel che concerne il matrimonio...e beh!
Auguri, e figli a volontà questo vi auguro!!!;-)
Per quel che concerne l'intersessualità...e beh!
Sarebbe la prima volta che intonerei un Halleluya urlando al cielo che è una legge "SACRO-SANTA"!! (Irene)
  Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

Articolo 32

Articolo 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

La legge non dice che è obbligatorio l'intervento genitale, ma questa è l'interpretazione che è stata data. Le norme non possono essere interpretabili.

 Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD 


Valentina: un mondo fatto di anima, persona e identità


Ci scrive Valentina:
Diventare donna per me è un SOGNO, un sogno che ora si allontana ed ora si avvicina, tra le mille difficoltà e sfide da affrontare ogni giorno. È un sogno bellissimo che culli nel cuore, lo hai dentro di te, sai bene che è la sola ed unica cosa che può renderti felice. Eppure cerchi di sfuggire al quel sogno... perché tutti ti dicono che "NON TI CONVIENE!".
Allora ci pensi e ci ripensi... rimugini senza sosta... "TI RIMANGI L’ANIMA" senza venirne a capo... ma sai che il tuo cuore sa bene cosa sei e cosa vuoi. Allora ci provi... cerchi di farti CORAGGIO... sei incoraggiata dai tuoi amici e dalle reazioni positive, a volte del tutto inaspettate, alle tue confessioni.
CAMBIARE è una cosa difficile anche se lo desideri con tutto il tuo cuore. Hai paura di perdere il tuo mondo, le tue sicurezze, hai paura di perdere quel corpo che non ami ma a cui in fondo sei abituata. Ma prima o poi SCOPPI, non ce la fai più ad accettarti... ed allora cominci ad esporti, capisci che non hai molto da perdere, investi tutto sul DIVENTARE TE STESSA.
Ma il PREZZO DA PAGARE è alto... chissà forse il lavoro, sicuramente la pressoché certa impossibilità di avere una tua famiglia naturale e dei figli... e poi cominci a perdere persone... amici, partner... chissà forse anche la tua famiglia di provenienza... ed allora SEI SOLA... sola con la tua eterna lotta contro i mulini a vento! 
Eppure non stai facendo nulla di male… speri solo di trovare maggiore equilibrio e serenità, una volta ti sentivi uno scherzo della natura ma oggi capisci che tante persone soffrono come te e più di te.
E allora cominci a LOTTARE, a cercare di tenerti stretto tutto quello che hai, a desiderare con tutta te stessa una VITA con pari dignità rispetto alla tua “vita precedente”.
Per un attimo ti vien voglia di andar via, di scappare lontano da tutto e tutti e ricominciare una nuova vita. Ma poi ti chiedi… ho davvero bisogno di una vita nuova? Forse non hai bisogno di ricominciare… hai bisogno di poter CONTINUARE la tua vita con dignità, hai bisogno di tenerti il tuo LAVORO o di trovarne uno, hai bisogno di trovare te stessa senza per questo meritare il pubblico LUDIBRIO.
Capisci allora che non meriti di perdere tutto, che LA TUA TRANSIZIONE è, e sempre sarà un tuo “dramma personale” e desideri rispetto, perché cercare la tua identità non può suscitare la RIPROVAZIONE dell’opinione pubblica, perché ciascuno di noi è una PERSONA… ed ogni persona ha diritto al pieno sviluppo della propria personalità.
Non è forse questo che ci insegnano i padri costituenti? Non si afferma forse in essi l’EGUAGLIANZA FORMALE E SOSTANZIALE di ogni persona all’art.3? Val la pena di rileggere:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso […], condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che […] impediscono il pieno sviluppo della persona umana […].”

ALLORA VOGLIO CREDERE IN:
  • UN MONDO CHE AFFERMI IL VALORE DELL’EGUAGLIANZA E DELLE PARI OPPORTUNITA’;
  • UN MONDO CHE AFFERMI IL VALORE DELLA RICCHEZZA NELLA DIVERSITA’ E NON IL PLURALISMO DEI MONISMI;
  • UN MONDO IN CUI CIASCUNA PERSONA SENZA ALCUNA DISTINZIONE ABBIA LA POSSIBILITA’ DI ESSERE SE STESSA SENZA DOVERNE SUBIRE LE CONSEGUENZE;
  • UN MONDO NEL QUALE CIASCUNO SIA RICONOSCIUTO PER QUEL CHE SENTE DI ESSERE;
  • UN MONDO IN CUI LO STATO NON DEBBA GUARDARTI NELLE MUTANDE PER CLASSIFICARTI;
  • UN MONDO IN CUI NON CI SI DEBBA SOTTOPORRE A CASTRAZIONE CHIRURGICA PER REALIZZARE IL PROPRIO DIRITTO AL NOME;
  • UN MONDO IN CUI SIA DATO VALORE ALL’IDENTITA’ DELL’ANIMA E NON AL RIGIDISMO BIO-CENTRICO.
Prima mi dicevo: “Spero davvero di essere fortunata e di non rimanere da sola su questa difficile strada che ho scelto di percorrere”, oggi mi dico: “DIPENDE DA ME, DA NOI E DALLA NOSTRA CAPACITA’ DI FARE RETE FACENDO NOSTRA LA LOTTA PER I DIRITTI INVIOLABILI DELLA PERSONA UMANA”.
E allora smettiamo di attendere e cerchiamo di essere NOI a costruirci un FUTURO MIGLIORE!

Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

Laura: Tu da che parte stai?



Tra le persone transessuali che hanno ottenuto la rettifica anagrafica in virtù della L. 164/82, dopo aver affrontato interventi chirurgici di rettificazione dei genitali, ve ne sono non poche che trovano questo DDL fuori luogo.
Basta girare per gruppi e forum, chi è in questo "cerchio" sa benissimo che le cose stanno così: esiste tra le persone trans (o, neo donne / neo uomini, se preferite) una non marginale posizione in base alla quale non è giusto concedere la rettifica anagrafica alle persone che non hanno rettificato i propri genitali.
Gli argomenti che queste persone utilizzano è abbastanza semplice: poiché, da che mondo e mondo e in tutto il mondo, i maschi e le femmine si distinguono per aver un pene, i primi, e una vagina, le seconde, non è giusto che una persona con un pene (per esempio io), possa essere considerata una donna anche per la legge.
Devo dire che questa posizione è molto più frequente tra le MtF, anche perché – sapete anche questo – ben pochi FtM con documenti in regola hanno oggi un pene.
 
 Questo argomento è l'espressione più lampante del binarismo di genere, del "o sei maschio o sei femmina", e trovo paradossale che persone nate maschi e poi transizionate verso il femminile o viceversa possano pensarla a questo modo.
A queste persone io rispondo: bene, le cose stanno così, e da che mondo è mondo, e in tutto il mondo, le femmine non hanno solo la vagina, ma anche l'utero e le ovaie, hanno un ciclo mestruale e partoriscono i loro figli.
Se prendiamo questa strada, non dobbiamo pensare all'innovazione di questa proposta, ma dobbiamo addirittura abrogare la vecchia 164 perché ha consentito a persone nate con un pene e oggi sprovviste di utero, ovaie e capacità riproduttive femminili, di diventare femmine per legge. E consente alle persone FtM di ottenere documenti maschili dopo l'asportazione di utero e ovaie, del seno, ma anche senza alcun pene né – men che meno – testicoli e capacità di inseminare.

Da che parte siamo noi?

La comunità che sta fuori da "noi" incomincia a considerare le persone transessuali cittadini di serie A, la "nostra" comunità, da che parte sta?


Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

io non sono altro. Sono Michela.

SEL ha inserito la possibilità di indicarsi come "ALTRO" nella campagna di tesseramento 2014. Va benissimo. Questo permette a chiunque di rifiutare la divisione maschi - femmine cui il sistema è tanto affezionato. Quel che mi irrita è che questa opzione viene sponsorizzata con hashtag "diritti trans", o con "le persone transgender si sentiranno a casa in questo modo".  Ricordo che il genere non è un concetto recepito dalla nostra legislatura, l'unico concetto che si trova tra le norme è quello di sesso.


Un tesseramento, qualunque esso sia, richiede dei dati che sono quelli anagrafici. Il genere, appunto, non è un dato legalmente rilevante. Io, donna trans*, non potrei registrarmi come "Michela" ma dovrei mettere il mio nome legalmente valido. Che me ne faccio dell'opzione altro? Mi sentirei a casa dichiarandomi altro, o preferirei poter mettere il mio nome, essere riconosciuta dai compagni di partito come Michela, firmare tutto come Michela? Mettere altro mi consente di evitare discriminazioni dalla parte transfoba del partito?
In alcune, pochissime, università c'è il doppio libretto. I dati anagrafici sono registrati in segreteria ma viene fornito un identicativo di nome e sesso coerente all'aspetto della persona trans* che ne fa richiesta. In questo modo si riduce l'abbandono allo studio o, detto in altro modo, si favorisce la partecipazione all'università. Mettere "altro" in che modo dovrebbe favorire la partecipazione alla vita politica?

Qualcuno mi ha chiesto se "ho mai sentito parlare di gesti politici". Sono antispecista, si. Ne ho sentito parlare. Gesto politico sarebbe includere l'identità sentita dalla persona trans, nome e genere, nel gruppo, come io includo gli animali non umani tra gli animali umani. Gesto politico è dare il nome che desidera a quella persona trans* che ha il diritto di scegliere se identificarsi come uomo, donna o altro. 

Gesto politico è chiedere al ministro degli interni che sia permesso alle persone transessuali di avere un nome dell'altro sesso. Gesto politico è chiedere che venga subito specificato che non occorrono interventi chirurgici per chiedere il cambio dell'indicazione del nome e del sesso. Gesto politico sarebbe anche chiedere a tutti gli iscritti di tesserarsi come "altro".

Gesto politico è sottoscrivere questa petizione come associazione o partito politico, perché gesto politico è schierarsi con quella parte di polis che a votare non ci va, perché non c'è la fila altro alle urne.


 Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD 




NOTA:  mi è stato detto da un tesserato FtM, che in SEL è possibile richiedere la tessera con il nome che si usa abitualmente andando in federazione (non online). Il numero della tessera corrisponde comunque al documento legale, quindi internamente a SEL è possibile avere l'identità del sesso desiderato, al pari del sistema sopradescritto per alcune università. Tengo comunque a sottolineare che questo, pur essendo un importante gesto politico, non ha comunque nulla a che fare con la casellina "altro", che è una rivendicazione antisessista e non pro identità trans* come quella appena descritta!

 Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD 

Mara: mi spaventa tornare in Italia dalla mia bambina

Dai commenti alla petizione:

Sono italo-argentina, ho vissuto i miei ultimi 15 anni in Italia, oggi mi ritrovo a fare la transizione in Argentina, MtF, ho una figlia in Italia, e al più presto vorrei farci ritorno, e sono consapevole delle insidie alle quali andrei in contro al mio rientro, e conosco tutto ciò per cui si passa in Italia per transizionare, i miei documenti Argentini potrò cambiarli, ma non quelli italiani, mi ritroverei in un paradosso, ad essere contemporaneamente e legalmente a tutti gli effetti due persone in una , con due documenti con due sessi diversi in ciascuno di essi, per quello voglio che la petizione vada in porto, e che venga approvata, ne vale la vita e òla dignità di molte persone (Mara). 


 Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

Massimo: 15 anni per cambiare i documenti

Dai commenti alla petizione:


Perché credo sia necessario fare chiarezza e semplificare le assurde "procedure" imposte dalla legge attuale. Ci vogliamo mettere che io ho dovuto aspettare una quindicina d'anni (dal 1988 al 2004) per ottenere i miei legittimi documenti?(Massimo)

Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD 

lunedì 24 marzo 2014

Vittoria parla della petizione su Sesta Rete



Vittoria presenta la nostra petizione per la difesa dei diritti delle persone trans* alla Sicilia in questo breve servizio. La giornalista chiama la nostra opera di sensibilizzazione "Un filo conduttore di solidarietà che attraversa l'Italia" ed esattamente questo deve essere. Condividete il video, condividete la petizione. Metteteci la faccia!
  Grazie Vittoria :)

Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD

Annastella: diritto alla ricerca della felicità

Dai commenti alla petizione:

Perché tutti, nel pieno rispetto degli altri, abbiamo diritto di vivere un'esistenza felice e tutti abbiamo il dovere di impegnarci affinché questo diritto diventi realtà (Annastella)


Questo commento mi ha fatto ricordare una citazione famosa: Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità (Thomas Jefferson, Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, 1776).

E noi, abbiamo diritto alla ricerca della felicita? 


Viola: finita al Centro di salute mentale

Tra i commenti della petizione:


ho 38anni da molto tempo sento il forte bisogno di cambiare sesso! in parole povere sono una donna, che vive in un corpo contenitore maschile! HO FATTO IL MIO COMING OUT IN FAMIGLIA E NELLA SOCIETA', MI HANNO SCACCIATA DA CASA, NESSUNO MI DA LAVORO E MI HANNO FATTO ISCRIVERE AL CENTRO DI IGENE MENTALE DI CIAMPINO! CHIEDO AIUTO, PERCHE' IN ITALIA SE SEI UN LADRO, UN ASSASSINO, UNO STUPRATORE TI FANNO SCRIVERE UN LIBRO SULLA TUA VITA! SE SEI GAY O TRANSESSUALE, DEVI MORIRE, FAI SCHIFO A TUTTI, SEI CONDANNATA PERCHE' HAI IL CORAGGIO DI ESISTERE A PIENO! (Viola)


Purtroppo Viola non è la prima che conosco che finisce in mano a persone incompetenti, che mettono la transessualità come ultimo dei problemi e iniziano ad imbottirti di psicofarmaci. Viola, se ci leggi ti prego di contattare una struttura che si occupa di problematiche trans*, o contattarci a: disegnodilegge405@gmail.com per trovare qualcuno che ti possa aiutare.


Sono trans. E non ho un disturbo.

L'Italia non ha più scuse per continuare a non 
rispettare i nostri diritti e la nostra dignità di persone.

Nicoletta: viviamo in tempi culturalmente e moralmente anacronistici

Dai commenti alla petizione:

Perché viviamo tempi culturalmente e moralmente anacronistici. Pur essendo etero, difendo la libertà dell'individuo di poter essere come si sente e venga riconosciuto e tutelato senza discriminazione alcuna (Nicoletta).


Diego: Vorrei si pensasse al mondo come ad un'intersecazione di diversità che si amalgamano in un unico habitat

Condivido con voi il messaggio di Diego:
Ciao, io mi chiamo Diego. Sono un ragazzo FtM e ho iniziato questo percorso due anni fa.
Mi ritrovo in una situazione di stallo per questioni economiche: diventare esternamente chi sono internamente sembra più difficile ed oneroso di quello che vorrei. Ho firmato la petizione proprio per questo motivo.
Spendere più di 1000 euro per una perizia che attesta che sono sano di mente, ma con un “disturbo” alla testa che mi richiede la necessità di riattribuire il mio sesso a quello opposto di nascita, lo trovo assurdo*.
Per non parlare poi delle spese legali. Mi piacerebbe poter vivere normalmente come tutti.
Ho finalmente avuto la possibilità a lavoro di potermi presentare con il nome che più mi rappresenta, piuttosto che con il mio nome anagrafico.
E mi sento di ringraziare sentitamente una persona in particolare: il presidente della mia società. Non ha battuto ciglio di fronte alla mia richiesta, perché non ha potuto ribattere nulla quando ho detto “forse non è più il caso di presentarmi come ‘Miss Marika’ quando ho più barba di coloro a cui stringo la mano e di lei!”
Gli imbarazzi che si creano nella vita quotidiana sono tanti: ho dovuto fare una visita oculistica e cinque volte mi hanno chiesto se fossi io Marika.
Certo, è normale: ho una canotta contenitiva che nasconde il mio troppo abbondante seno, il pizzetto ed i capelli rasati. Come mi si può identificare come donna?
A lavoro quando rispondo al telefono e mi chiedono “ho parlato con il signor?” come faccio a dire “Marika”? La mia voce è tutto fuorché quella di una ragazza.
Io mi sento un “fortunato” rispetto a tutti i transgender: avevo già un lavoro, si sono dimostrati tutti comprensivi e disponibili quando ho fatto outing, ho quindi uno stipendio e non subisco mobbing. Invece sento tutti i giorni storie assurde su mobbing e su negazioni di diritto al lavoro, solo perché siamo “diversi”.
Purtroppo viviamo in un mondo omo e transfobico, dove devi cercare di renderti più invisibile e perfetto possibile per evitare di subire angherie.
Mi auguro comunque che la nostra vita possa essere vista in un futuro più breve possibile, come la vita “normale” di chiunque altro.
Anche se noi sappiamo che la nostra vita è MOLTO di più che una semplice sopravvivenza fino allo spegnimento, ma una lotta quotidiana al raggiungimento della nostra perfezione interiore ed esteriore.
E mi sono convinto che è per questo motivo che ci vogliono mettere in un angolo: perché solo chi è capace di lottare per sé stesso può dimostrare a chi è vuoto interiormente che esiste un modo per raggiungere la felicità.
Io sono intenzionato a raggiungere la mia felicità, il mio equilibrio, la mia serenità interiore ed esteriore.
Vorrei solo che si pensasse al mondo come ad una splendida unione ed intersecazione di diversità che si amalgamano in un unico habitat, che è il nostro bellissimo pianeta terra.
Ma per raggiungere questo non bisogna cambiare un disegno di legge, ma la testa delle persone.
Bisognerebbe far crescere le nuove generazioni con una consapevolezza maggiore delle diversità che esistono nel mondo e queste diversità non sono abomini, ma semplici differenze da condividere ed amare.

Forse il primo passo può essere una legge migliore? Beh, allora firmo.
Speriamo che il passato sia sempre un insegnamento per il futuro.
Speriamo soprattutto che si smetta di sentire di suicidi ed omicidi di persone trans!
Speriamo che questo ddl aiuti.
Buona fortuna a tutti noi.

 
* Il CTU è un medico, solitamente uno psichiatra, che viene nominato dal tribunale per scrivere una perizia. Il giudice, non avendole competenze per valutare la documentazione fornita dal richiedente, nomina un medico che non fa altro che leggere relazioni scritte da colleghi che, come lui, sono iscritti all'ordine dei medici italiani, e dichiara al giudice che è tutto in regola. Questo si traduce in una spesa inutile, per il richiedente se questo lavora, per lo stato se questo ha diritto al gratuito patrocinio, e comunque in un inutile allungamento dei tempi.

Loredana: il corpo non è altro che l`involucro dell'essere

 Condivido il messaggio di Loredana, madre di una ragazza MtF:



 Una sera di quasi quattro anni fa, mio figlio mi parlò del suo malessere, del suo sentirsi donna in un corpo da uomo.
E`stata dura, il rimorso per non avere capito, per non essere stata in grado di aiutarlo mi ha logorato per molto tempo.
Lui era partito ed io ho cominciato a percorrere un lungo cammino verso l`accettazione. È il cuore che si spezza in due, una parte ama immensamente questa figlia, che ha sofferto tanto, che ha avuto paura, che tante volte si è sentita sola, l'altra parte però non riesce a rinunciare a quel figlio, così silenzioso e sensibile, quello che hai visto crescere e che non vuoi perdere.
Poi ho capito che il corpo non è altro che l`involucro dell'essere e che nulla era cambiato, se non l'aspetto esteriore.
Oggi sei bella, di quella bellezza che da la serenità ed io sono orgogliosa di te.
Firmiamo perché i nostri figli e i nostri nipoti non siano discriminati e cosa ancora più importante non siano mai chi discrimina.

Firma la petizione! http://goo.gl/BFjLxD  

sabato 22 marzo 2014

Transfobia Legalizzata

Condivido con voi un mio scritto che è girato lo scorso 20 novembre, in occasione del Transgender day of remembrance:

 
Il 20 Novembre vengono commemorate le vittime di omicidi transfobici che nel 2013 sono state 238 nel mondo, 1374 dal 2008 ad oggi. L’Italia con le sue 5 vittime si conferma, anche quest’anno, come primo paese del continente Europeo per omicidi di persone transessuali, pari alla Turchia cui l’anno scorso era seconda.
“È terribile e faremo qualcosa nei primi 100 giorni di governo!”, risponderebbe un mio ipotetico interlocutore politico. Non possono esistere, nel 2012, persone giustiziate con colpi di pistola, mutilate vive, picchiate fino morire di traumi interni solo perché facenti parte di una minoranza discriminata. Palese che, chiunque, condannerebbe questi atti di efferata violenza ma cos’è la violenza?
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce la violenza come “utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro se stessi, un’altra persona, o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione
Leggendo questa definizione mi viene da pensare ad un soggetto. Lo Stato, nella figura di medici, giudici, giuristi, avvocati, impiegati pubblici. Poi, però, mi viene da puntare lo sguardo anche sulla società che ci circonda ed includo in quella definizione massmedia, farmacisti, datori di lavoro, impiegati postali, padroni di casa. Ogni soggetto cui siamo costretti a mostrare un documento o il codice fiscale è potenzialmente artefice di transfobia. Come possiamo essere soggetti attivi e partecipi di questa società se ogni giorno subiamo danni psicologici da mal-educati cittadini e istituzioni, cui non interessa minimamente impegnarsi nel riconoscere la nostra identità e garantirci i diritti costituzionalmente dovuti a tutti gli italiani, noi compresi?
Lo Stato, nella figura di uno psichiatra di un ospedale pubblico e nella figura di un endocrinologo di un ospedale pubblico, ci consente l’avvio dell’iter di transizione prima e ci prescrive ormoni poi.
Lo Stato, tramite la legge – sanatoria 164/82 accetta che la transessualità sia una variante di genere e che, chi ne fa richiesta, debba essere assistito dal servizio pubblico nella transizione.
Questo non è sempre vero, soprattutto al sud Italia, carente di strutture con personale educato alle nostre problematiche, non è così raro incontrare professionisti che si rifiutano di ottemperare al loro dovere o rendono molto difficoltoso l’inizio del percorso. Non è transfobia questa?
L’interpretazione data alla sopracitata legge, da parte della giurisprudenza, ci permette di cambiare i documenti non quando cambiamo lineamenti del viso e forme del corpo, ma solo a seguito di interventi chirurgici genitali. Arriva, per tutte e tutti, quel momento in cui non si è più credibili nei panni del sesso che il documento indica, ma allo stato non importa. Ci costringe a vivere in società con la faccia che dice donna e i documenti che dicono uomo o con la faccia che dice uomo e i documenti che dicono donna.
Lo stato aiuta, così facendo, le persone transfobiche ad identificarci come diversi ogni qualvolta sia necessario mostrare un documento: ufficio di collocamento, lavoro, posta, farmacie, controlli delle forze dell’ordine, stipula di un contratto d’affitto, iscrizione alla palestra o quando si richiede la tessera per la raccolta punti al supermercato. Lo stato, restando in silenzio e additandoci come persone diverse, non si rende colpevole di transfobia? Come può, la sola legge contro la transfobia impedire, a chi ci sottopone a colloquio di lavoro, di scartarci con qualche scusa? Non potremmo, ad esempio, essere inclusi in una qualche categoria protetta, per facilitarci l’ingresso (e la permanenza) nel mondo del lavoro? La transfobia si combatte dando visibilità positiva alle persone transessuali e, facilitare l’assunzione, è uno tra i modi migliori di favorire l’integrazione.
Che messaggio si dà quando ci mostrano, in tv e sui giornali, solo ed esclusivamente come donne aggettivate al maschile, come fenomeni da baraccone cui non è concessa nemmeno la dignità del pronome corretto, come prostitute e consumatrici di droghe? Perché non si parla di quelle transessuali integrate nella società che contribuiscono a mandare avanti l’Italia? Quanti sanno che esistono anche uomini transessuali? Non è transfobia questa?
Quante volte, durante una causa di separazione, l’avvocato consiglia a persone transessuali (ma anche, purtroppo a persone omosessuali) di non avanzare troppe richieste al partner (anche se legittime) perché “non si sa mai che giudice si incontri all’udienza”? Non è omotransfobia questa?
Come accennavo, non per legge ma per interpretazioni della giurisprudenza, dobbiamo sottoporci ad interventi chirurgici distruttivi e ricostruttivi, disposti da un giudice, per poter avanzare richiesta, al tribunale, di adeguamento dei documenti.
Pare sia più importante aver documenti congrui ai genitali che alla faccia, ma noi non giriamo nude e nudi tra la gente. Probabilmente vi passiamo accanto ogni giorno senza che nemmeno ve ne accorgiate. Porre il focus sulla presenza o assenza di gonadi invece che sull’apparenza non è transfobia?
Avete mai pensato a chi appartiene il vostro corpo? Volendo fare una mastoplastica esagerata, tatuarvi dalla testa ai piedi, riempirvi di piercing ovunque, rifarvi naso, polpacci e glutei o chiedendo di dividere la lingua in due parti, per farla assomigliare a quella di una lucertola, verrebbe da pensare che appartenga all’individuo che lo abita. Se siete transessuali non la pensereste così. Nonostante fior fior di medici che, con visite e relazioni, dichiarano che non siamo affatto pazzi, ma che dobbiamo cambiare il nostro corpo per star bene con noi stessi e con gli altri, dobbiamo chiedere il permesso a un giudice, che autorizzerà un chirurgo ad intervenire:
Per rimuovere il seno e creare un simil pene ad un uomo transessuale (ftm) o creare una simil vagina ad una donna transessuale (mtf) serve, quindi, il benestare di un tribunale.
Dal chirurgo non è richiesto un certificato che dica che siamo capaci di intendere e di volere, ma una sentenza, che lo autorizzi a procedere, probabilmente per non essere accusato di lesioni personali. Occorrerà, quindi, un giudice che valuti la correttezza del nostro percorso di transizione avviato da medici di ospedali pubblici (già in atto quando ci si presenta in tribunale), che hanno scritto nero su bianco una diagnosi: soffriamo della differenza tra la nostra apparenza esteriore ed il nostro sentire interiore che non ci permette di vivere serenamente e, per questo, necessitiamo di cure mediche atte a far coincidere le due cose.
Per raggiungere lo stato di salute ci sarà, quindi, chi ha necessità di intervenire chirurgicamente e fare, ad esempio, di un pene una vagina, ma anche chi necessita solamente di vivere nei panni sociali del genere opposto e che non ha la minima intenzione di sottoporsi ad interventi mutilanti.
Questo giudice, la cui necessità reale non mi è ancora chiara, potrebbe leggere la documentazione fornita dal nostro avvocato, composta di relazioni di psicologi, psichiatri ed endocrinologi, tutti professionisti statali, che dicono all’unisono, che la persona portata a giudizio sta seguendo un iter medico trasparente e legale. Sarebbe troppo facile.
Il giudice prenderà tutta la documentazione medica e, senza farsi troppe domande, chiederà ad un CTU, un medico assunto dal tribunale ma pagato dalla persona transessuale, di verificare la documentazione medica fornita. L’udienza verrà così rimandata di due o tre mesi, per dare tempo al perito di indagare sul percorso di transizione.
Cosa dovrei pensare quando vengono date motivazioni del tipo “verificare se è veramente questa la strada migliore da percorrere”, come giustificazione all’imposizione di tecnico di parte? Devo pensare che un rappresentante della giustizia italiana non si fidi di un team di medici della sanità pubblica italiana? Vorrei poi sapere, visto che si chiede se la chirurgia sia la strada migliore da percorrere, quali possano essere le possibili alternative per una persona che, come minimo, prende ormoni da un anno al momento della prima udienza.
Questo ipotetico giudice costringerebbe, forse, un ragazzo FtM a vivere per sempre con il seno, producendo “l’effetto donna barbuta del circo” ogni volta che, questo, si trova in contesti sociali? Decreterebbe, forse, che i medici che hanno condotto questa donna a diventare uomo si son sbagliati, imponendo di assumere estrogeni per tornare come prima? Quali competenze ha un giudice del genere per valutare se far procedere o meno una persona transessuale nel percorso di transizione?
Richiedere una verifica, inutile, a spese della persona transessuale, riguardo il lavoro fatto da medici statali non è transfobia?
Poi c’è l’ultimo grave atto di violenza sociale. Ad oggi, sono state autorizzate persone al cambiamento dei documenti solo a seguito di avvenuta sterilizzazione per rimozione chirurgica degli organi genitali, maschili per le MtF o femminili per gli FtM, ad esclusione di un unico caso dove, però, la sentenza sottolinea che anni di terapia con androcur (il farmaco che, oltre ad abbassare i livelli di testosterone, distrugge le cellule testicolari) sono ragionevolmente sufficienti per essere sterile.
Non è transfobia costringere una persona alla sterilizzazione? Non è transfobia negare il cambio di documenti, ad inizio terapia, costringendo le persone transessuali ad anni di stigma sociale, in una società che lo stato non educa alle diversità? Non è transfobia far firmare un consenso informato che ci avvisa della probabile sterilità, data dalla terapia ormonale, invece di indicarci come conservare i gameti?
Ecco qua la transfobia legalizzata, quella continua violenza psicologica ed esclusione sociale prodotta dal nostro stato menefreghista, perpetuata ai danni del gruppo dei e delle transessuali. Prima, ci nega la dignità di aver documenti conformi al nostro essere, rendendo difficoltoso l’accesso al lavoro e amplificando lo stigma sociale di tutte quelle persone che incrociano i nostri documenti. Poi, vestendo la toga di un giudice, decide se autorizzare o meno un chirurgo ad intervenire sul nostro corpo. Infine, nei panni di una giurisprudenza basata sul pregiudizio, ci costringe ad essere sterilizzati per adeguare i documenti, anche se non sentiamo la necessità di sottoporci a chirurgie distruttive.
Il costo di questa violenza, alla faccia della gratuità del percorso, tra terapia, psicologi, relazioni psichiatriche, perizie di parte e spese legali può arrivare anche a 15.000 euro.
Reputo lo Stato primo soggetto da denunciare al varo di una legge che punisca la transfobia, perché colpevole di alimentare la violenza nei nostri confronti quando dovrebbe essere al nostro fianco, come garante della nostra salute.

 Firma ora la petizione per i diritti delle persone transessuali! http://goo.gl/BFjLxD