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martedì 25 marzo 2014

io non sono altro. Sono Michela.

SEL ha inserito la possibilità di indicarsi come "ALTRO" nella campagna di tesseramento 2014. Va benissimo. Questo permette a chiunque di rifiutare la divisione maschi - femmine cui il sistema è tanto affezionato. Quel che mi irrita è che questa opzione viene sponsorizzata con hashtag "diritti trans", o con "le persone transgender si sentiranno a casa in questo modo".  Ricordo che il genere non è un concetto recepito dalla nostra legislatura, l'unico concetto che si trova tra le norme è quello di sesso.


Un tesseramento, qualunque esso sia, richiede dei dati che sono quelli anagrafici. Il genere, appunto, non è un dato legalmente rilevante. Io, donna trans*, non potrei registrarmi come "Michela" ma dovrei mettere il mio nome legalmente valido. Che me ne faccio dell'opzione altro? Mi sentirei a casa dichiarandomi altro, o preferirei poter mettere il mio nome, essere riconosciuta dai compagni di partito come Michela, firmare tutto come Michela? Mettere altro mi consente di evitare discriminazioni dalla parte transfoba del partito?
In alcune, pochissime, università c'è il doppio libretto. I dati anagrafici sono registrati in segreteria ma viene fornito un identicativo di nome e sesso coerente all'aspetto della persona trans* che ne fa richiesta. In questo modo si riduce l'abbandono allo studio o, detto in altro modo, si favorisce la partecipazione all'università. Mettere "altro" in che modo dovrebbe favorire la partecipazione alla vita politica?

Qualcuno mi ha chiesto se "ho mai sentito parlare di gesti politici". Sono antispecista, si. Ne ho sentito parlare. Gesto politico sarebbe includere l'identità sentita dalla persona trans, nome e genere, nel gruppo, come io includo gli animali non umani tra gli animali umani. Gesto politico è dare il nome che desidera a quella persona trans* che ha il diritto di scegliere se identificarsi come uomo, donna o altro. 

Gesto politico è chiedere al ministro degli interni che sia permesso alle persone transessuali di avere un nome dell'altro sesso. Gesto politico è chiedere che venga subito specificato che non occorrono interventi chirurgici per chiedere il cambio dell'indicazione del nome e del sesso. Gesto politico sarebbe anche chiedere a tutti gli iscritti di tesserarsi come "altro".

Gesto politico è sottoscrivere questa petizione come associazione o partito politico, perché gesto politico è schierarsi con quella parte di polis che a votare non ci va, perché non c'è la fila altro alle urne.


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NOTA:  mi è stato detto da un tesserato FtM, che in SEL è possibile richiedere la tessera con il nome che si usa abitualmente andando in federazione (non online). Il numero della tessera corrisponde comunque al documento legale, quindi internamente a SEL è possibile avere l'identità del sesso desiderato, al pari del sistema sopradescritto per alcune università. Tengo comunque a sottolineare che questo, pur essendo un importante gesto politico, non ha comunque nulla a che fare con la casellina "altro", che è una rivendicazione antisessista e non pro identità trans* come quella appena descritta!

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