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giovedì 3 aprile 2014

Quando finiamo in ospedale.

Quando finiamo in ospedale per un controllo o per un'emergenza cosa succede?

Napoli, 2 aprile 2014 da un comunicato congiunto di Arcigay Napoli e Salerno veniamo a conoscenza di questo:

Ancora una volta è calpestata la dignità di una persona transessuale.
Una donna transessuale è ricoverata per un ictus da diversi giorni presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, e come accade sempre in questi casi, è ricoverata in un reparto maschile.
E’ lancinante lo sconcerto per il disorientamento che si legge negli occhi di questa persona, costretta, da norme che non riconoscono il suo corpo ma solo un nome su un documento non ancora “normalizzato”, a subire un sopruso di fronte al quale siamo impotenti.
Invochiamo il rispetto della dignità di questa persona, ed allo stesso tempo ci chiediamo se sia ancora possibile che si debba intervenire, ogni volta, confidando nel buon cuore e nella disponibilità del responsabile di reparto di turno.
Chiediamo che si intervenga affinchè sia regolamentato l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche per le persone transessuali con documenti non ancora corrispondenti alla loro identità, attesa anche l’incredibile complessità delle procedure previste dalla legge vigente per la riattribuzione anagrafica. Sono procedure che prevedono tempi lunghissimi, un doppio procedimento giudiziario, e l’obbligo della sterilizzazione preventiva, con liste d’attesa oramai proibitive nei nostri ospedali.
Alcune amiche assistono la ricoverata, mettendo una coperta tra lei e gli uomini con cui condivide la stanza, mentre il personale sanitario la spoglia per le operazioni di pulizia. Questo è rispetto? Al momento la paziente non è in grado di intendere e rispondere, nemmeno ha l'uso della parola. È sola da diversi giorni, abbandonata a se stessa in un reparto maschile Ancora solitudine e sofferenza. Importante è averla trovata (D.L. Falanga).

Manlio Converti ci segnala un'altro caso, quello di Claudia, ricoverata dopo essere stata aggredita in piena notte. Claudia è stata ricoverata in un reparto maschile, chiamata con nome maschile, trattata come se la sua persona non ci fosse.

Quanti e quante di noi, trovandosi in ospedale, per emergenza o procedure legate alla transizione, si sono sentit* ferit* e pres* in giro, anche in quei reparti dove le persone transessuali ci sono ogni giorno? Quanti uomini FtM, per affrontare l'isterectomia, si sono visti mettere in isolamento in una stanza di ginecologia e sono stati invitati a non vagare per i corridoi, essendo un reparto femminile che ospita un uomo?

Per l'organizzazione mondiale della sanità salute significa: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.

Lo stato ci nega i documenti. La sanità ci nega la dignità. E' ora di dire basta. Siamo persone, non oggetti in riparazione da tenere nascosti.


Firma la petizione  http://goo.gl/BFjLxD per dire basta alle umiliazioni.
Questo disegno di legge prevede, oltre al cambio di documenti senza inutili tempi d'attesa (quindi senza più errori di reparto più o meno voluti come in questi casi), formazione del personale sanitario, perché noi siamo persone, noi esistiamo, noi ci ammaliamo, noi abbiamo il diritto d'essere trattat* come gli altri.

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