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domenica 18 maggio 2014

Omofobia, la storia di Vittoria: “Io transgender chiedo una legge. Subito”


Da Il fatto quotidiano





All'anagrafe il suo nome è maschile, ma lei, 23enne universitaria a Catania, da quando ha memoria si sente una femmina. Oggi sarà nella sua città per sensibilizzare le persone in occasione della Giornata mondiale contro le discriminazioni a sfondo sessuale. "Ma il mio obiettivo è confrontarmi faccia a faccia con i politici che denigrano e umiliano chi, come me, si rifiuta di sottoporsi a operazioni chirurgiche per definire la propria identità"
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L’università non è l’unico ambiente dove Vittoria si sente discriminata. Iscriversi in palestra, affittare un appartamento con altre coinquiline, prendere la patente o viaggiare possono diventare problemi insormontabili se sulla carta di identà c’è scritto Simone, ma tu sei in tutto e per tutto Vittoria. “Sono arrabbiata nei confronti di una politica che ghettizza e umilia chi, come me, non sente alcuna necessità di sottoporsi a un’operazione chirurgica – racconta ancora - Come si fa a non rendersi conto che una legge contro l’omofobia e la transfobia è necessaria? Come possono quelli che dovrebbero rappresentarci usare parole di odio nei nostri confronti istigando chi già ci discrimina a compiere atti di violenza fisica e verbale?”. Eppure, dice, sarebbe semplice dotarsi di una norma degna di un paese laico: “Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato della ‘civil partnership’ all’inglese, ma forse è rimasto indietro perché, nel frattempo nel Regno Unito hanno approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso“.
Oggi alle 16, in occasione della Giornata mondiale contro omo e transfobia, Vittoria sarà in piazza Stesicoro a Catania. Insieme a Queer as Unict, Stonewall Siracusa e alla sezione etnea del Sism, chiederà ai passanti di fermarsi per scattare una foto e testimoniare la volontà di lottare contro il pregiudizio. Un’occasione per far conoscere anche la battaglia portata avanti dalla veterinaria transessuale Michela Angelini: una raccolta firme per chiedere la modifica della legge 164/82 che disciplina l’attribuzione del sesso. In base a questa norma i nuovi documenti vengono rilasciati solo dopo l’operazione chirurgica (lunga fino a sei anni, costosa e dolorosa). “Non ho intenzione di subire mutilazioni genitali“, puntualizza Michela nella petizione. Come Vittoria, questa ragazza di Livorno è “in perfetta sintonia con il suo corpo attuale” e non sente, quindi, la necessità di sottoporsi ad alcun intervento definitivo. La richiesta – indirizzata alla presidente della Camera Laura Boldrini e al presidente del Senato Pietro Grasso – è semplice: accelerare i tempi di approvazione del disegno di legge 405 perché il cambio anagrafico non dipenda da un giudice, ma da una decisione personale. “Vogliamo documenti che rappresentino la nostra persona e non i nostri genitali”.

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Guarda l'intervista a Vittoria de "il fatto quotidiano" girata in occasione dell'IDAHOT


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