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sabato 23 agosto 2014

diritti in punto di morte

 Non può che provocare amarezza la richiesta delle associazioni trans in risposta al trattamento disumano che Nicole, prematuramente scomparsa all'età di 37 anni, ha dovuto subire per imposizione dei parenti: "una legge che tuteli le scelte delle persone transessuali in punto di morte".

 Nicole, che come tante persone transessuali, non è stata accettata come donna dai genitori e, come tante persone transessuali, nonostante vivesse come donna da quasi due decenni, a causa di una legge obsoleta e da sempre interpretata in modo restrittivo, per lo stato era ancora uomo e con un nome maschile.

 Nicole ha avuto problemi, sempre per via dei documenti non coerenti alla sua persona anche durante la malattia perché si è imbattuta in ospedali dove il personale non voleva vedere oltre il nome scritto sulla carta d'identità. Nicole avrà avuto anche problemi, come tutte le persone transessuali, durante tutta la sua vita con documenti non corretti. Come si può ridurre tutto il calvario di Nicole ad una richiesta di "diritti in punto di morte"?

Nicole avrebbe potuto redigere un testamento presso un qualsiasi notaio, pretendendo un rito consono alla propria persona e qualunque persona amica avrebbe potuto pretendere il rispetto delle sue volontà. A 37 anni, però, non si pensa a certe cose e comunque il nome legale di Nicole, quello che in forza di legge compare nei certificati e sulla lapide, non sarebbe comunque stato Nicole: Nicole per lo stato non è mai esistita.

Se Nicole fosse stata legalmente una donna di nome Nicole sarebbe stata lei a parlare in forza di legge, tanto durante il ricovero ospedaliero, quanto durante il funerale, nonostante qualsiasi irrispettosa ed ingiusta pretesa dei genitori. 

Nel rispetto di Nicole e di tutte le persone trans* italiane auspico che le associazioni smettano di proporre paliativi per ogni attrito che l'avere documenti difformi causa. Spero che questo ultimo soppruso possa servire per mettere a fuoco la radice del problema: l'impossibilità di avere documenti e il conseguente riconoscimento legale della propria persona.


Un grazie, invece, alle 30 persone che hanno liberato palloncini in segno di protesta e in memoria di Nicole. Solo grazie a loro Nicole ha potuto ricevere quel saluto, rispettoso e sincero, che nessuna comunità civile o religiosa dovrebbe negarci.










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sabato 9 agosto 2014

Dai commenti alla petizione

Dai commenti alla petizione:

E' importante che il cambio anagrafico per le persone transessuali non dipenda da un giudice ma solo da una propria decisione: avere un'identità 
legale coerente con il proprio aspetto è un diritto. Chiedo, inoltre di vietare di intervenirechirurgicamente sui genitali dei neonati intersessuali non è un bisturi che determina il divenire uomini 
o donne, ma la propria natura. 
Crescere esprimendosi liberamente
è un diritto (Rosetta).
 perche' le persone sono tutte "persone "
senza distinzioni libere di indirizzarsi
dove meglio si collocano (Gloria).

martedì 5 agosto 2014

Ordinaria transfobia di stato: all'ufficio anagrafe

"Vicenda particolare quella avvenuta all’Ufficio Anagrafe del Comune di Sorrento, dove una persona si era recata per avere un nuovo documento d’identità: per lo Stato Italiano è una donna, ma esteriormente è in tutto e per tutto un uomo, con tanto di barba. Poiché non è ancora intervenuta la sentenza con cui si dà atto del cambiamento di sesso e si dispone il nuovo nome dell’individuo, si è posto il problema di quale sesso indicare sul documento.
Per risolvere il problema è intervenuto il dirigente responsabile del servizio di stato civile, il quale ha spiegato di aver fatto ricorso alla legge numero 164 del 1982, la quale riconosce il sesso di transizione, ossia quello stato in cui si trova una persona che sia ancora in percorrenza dell’iter al termine di cui conseguirà il cambio di sesso".

Fonte: il mattino


Questa "vicenda particolare", che è parte integrante della vita di molte persone che leggono questo blog, denota come anche gli impiegati dell'ufficio anagrafe trovino assurda la situazione imposta dalla 164/82, la quale non riconosce nessun sesso di transizione, ma impone di ignorare qualsiasi cambiamento fisico finché un giudice non si pronuncia sull'avvenuta sterilità della persona richiedente.

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